Published On: Ottobre 5th, 2023Categorie: Pillole

Forse non tutti sanno che… anzi pochi sanno e ancora meno ricordano che… Willie Sojourner, istrionico centro simbolo della pallacanestro a Rieti, si ritaglia un pezzo di storia rossoblù, essendo stato il primo giocatore americano, di colore, a vestire la maglia dello Sporting Club. Sì, proprio così. Per celebrare la schiacciante vittoria del campionato di serie D 1978-79 della Panapesca, che ottenne la promozione in C da imbattuta, a giugno venne organizzata una partita con la China Martini Torino, formazione di Serie A, nell’attuale PalaBellandi, palestra vecchia. Per cercare di compensare la differenza di forze a Gino Natali venne in mente di ingaggiare a “gettone” per quella serata quel pivot di 205 cm che faceva faville con Rieti.

Già ai tempi era una leggenda vivente, veniva dai New York Nets ed era stato compagno di stanza di Julius Erving, a cui si dice dette lui il soprannome di Doctor J. In Italia arrivò in maniera rocambolesca, Rieti voleva il fratello minore Mike, ma fu Willie a rispondere al telefono di casa e convinse i dirigenti ad ingaggiarlo. Le storie epiche su di lui si sprecano su internet, ancora oggi. A Rieti più venerato che amato, rimase 6 anni (dal ’76 all’82), fece vincere una Coppa Korac nel 1980 (l’anno prima persa in finale), per due volte raggiunse la semifinale scudetto. Tecnica sopraffina, tutt’ora tra i migliori rimbalzisti del massimo campionato, ai vertici delle classifiche anche per punti e stoppate. Simpatia travolgente, Sojourner con la città reatina stabilì subito un feeling speciale, che coltivò nel tempo. Tornò nel 1992 per seguire il settore giovanile della Sebastiani Rieti ma poi sparì nel nulla, però per quel ruolo venne chiamato ancora nel 2005, accolto comunque come il “messia”, nel mese di ottobre di 18 anni fa però perse la vita in un incidente d’auto. Le sue esequie vennero tenute nel palasport di Rieti che ha preso il suo nome. Dicendo Rieti, dici automaticamente Willie Sojourner, ancora oggi una bandiera intramontabile, vogliamo ricordarlo con un abbraccio ed un “grazie Zio Willie, non ti abbiamo dimenticato, in palestrina ci facesti sognare”.

Foto Rosellini

Fabo Herons Montecatini

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